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mercoledì 1 ottobre 2014

Tramite Associazione Sodalizio Biancoceleste:IL PREZZO DELLA LIBERTÀ

Nell’ufficio il silenzio è rotto dallo squillo di uno dei tre telefoni disposti in linea sulla scrivania in legno massello.

Il trillo proviene dall’apparecchio di colore rosso.

E’ un ambiente molto spartano quello situato al terzo piano del palazzo del Ministerium für Staatssicherheit, il "Ministero per la Sicurezza di Stato" a Gottlindestraße, quartiere Lichtenberg.

Vetrata offuscata, un mappamondo, una mensola a parete con un enciclopedia rigorosamente in ordine alfabetico, un quadro di Willi Sitte, il neon sul soffitto dalla luce bianchissima e surreale, e uno schedario grigio come il cielo sopra Berlino Est.

“Compagno Mielke..”

“Si.”

“Lutz Eigendorf è fuggito.”

La storia inizia in un autogrill.

L’area di servizio di Giessen, modesta cittadina tedesca a nord di Francoforte che assomigliava più che altro ad un piccolo magazzino: una pompa di benzina, un emporio di cianfrusaglie varie, un bar non proprio pulito, ed un angusto parcheggio di Taxi.

E’ una fredda mattina di marzo del 1979.

A fare rifornimento di carburante c’è il pullman della Dinamo Berlino, la squadra di calcio direttamente controllata dagli uomini della Stasi.

I giocatori, di ritorno da una trasferta europea, approfittarono della pausa per mangiare e comprarsi oggetti introvabili dall'altra parte del muro:

Riviste di genere, musicassette dei Bee Gees che avevano appena fatto uscire il loro ultimo lavoro intitolato "Tragedy", e molti paia di jeans. A un certo punto però, all’improvviso, un calciatore si allontanò dal gruppo, avviandosi a lunghi passi verso il parcheggio e, senza voltarsi, si infilò dentro uno dei taxi parcheggiati nascondendosi sotto il sedile.

“La prego. Mi aiuti. Mi porti il più lontano possibile. Veloce”.

Lutz Eigendorf è la punta di diamante della Dinamo Berlino. Ha solamente 23 anni ma, in patria, lo chiamano già “il Beckenbauer dell’Est”. Ha il numero 4 sulle spalle, un buon contratto, una moglie e una figlia piccola.

Tuttavia vivere a est del muro per lui non è così semplice.

Non era ovviamente una questione di simpatia dei punti cardinali. Ci sarebbe stato bene un vaffanculo Sigmund Freud, per liberarsi di tutte le paure e di tutte le ideologie del Novecento, per incendiare quella guerra fredda, quel gioco da Baia dei Porci che stava ancora fisso sullo zero a zero.

Qualcosa in Lutz scricchiola. Viaggiando per le trasferte di coppa aveva intravisto un pò di quel mondo occidentale così vicino, eppure così altrettanto lontano.

Che forse, ad averlo visto davvero bene, chissà se sarebbe mai scappato..

Però in quel momento l'avverbio improprio di luogo sembrava la cosa migliore da dirsi e da farsi: Via.

Lontano da chi? O da cosa? Dal muro? Non solo.

Si farà portare soprattutto lontano da Erich Mielke, dal 1966 capo dei servizi segreti.

Ma cosa c’entra il capo delle spie dell’Est con Lutz Eigendorf ?

C'entra perchè Erich Mielke guarda caso è anche il presidente della Dinamo Berlino.

Gli Hohenschönhausners, la squadra dalla casacca in vermiglio che giocava al MauerPark, fondata il 27 Marzo 1953 quando i club di Potsdam e Berlino si unirono, facendo nascere cosi la SG Dinamo Berlino ribattezzata un anno dopo Sport Club Dinamo Berlino.

Intanto la federazione tedesca dell’Ovest sotto la pressione di Mielke squalificherà Eigendorf per un anno.

Nella sua nuova squadra, il Kaiserslautern, non riesce a dimostrare continuità, la mancanza della famiglia si farà sentire eccome.

E inoltre ci sono quegli uomini vestiti di scuro che arrivavano al campo di allenamento su auto di grossa cilindrata, si chiudevano in una stanzetta attigua al terreno di gioco con l’allenatore, e quest’ultimo, quando usciva dal colloquio con una smorfia in faccia che diceva tutto o forse niente, gli comunicava che avrebbe dovuto stare fuori rosa per due o tre settimane.

Kaiserslautern non era la piazza ideale.

Si sposterà allora all’ Eintracht Braunschweig nella speranza di ottenere impieghi migliori ma anche qui le cose non cambiarono più di tanto.

Anzi. Non cambiò nulla.

Chissà perchè quando si parla di Berlino Est mi viene in mente quella canzone…

Alexander Platz..

“E di colpo venne il mese di Febbraio
faceva freddo in quella casa
mi ripetevi sai che d'inverno
si vive bene come di primavera
si sì, proprio così

La bidella ritornava dalla scuola
un po’ più presto per aiutarmi,
ti vedo stanca hai le borse sotto gli occhi,
Come ti trovi a Berlino Est?

Alexander Platz Auf-widersen
c'era la neve faccio quattro
passi a piedi fino alla frontiera
Vengo con te

E la sera rincasavo sempre tardi
solo i miei passi lungo i viali
e mi piaceva, spolverare, fare i letti
Poi restarmene in disparte
come vera principessa
prigioniera del suo film,
che aspetto all'angolo come Marlene
hai le borse sotto gli occhi,
Come ti trovi a Berlino Est?

Alexander Platz Auf-widersen
c'era la neve ci vediamo
questa sera fuori dal teatro
ti piace Schubert?

Poche partite, e sempre controllato. Dovunque.

Al campo di allenamento, in tribuna, sotto casa.

Altre spie della Stasi invece si dedicheranno a seguire la moglie, rimasta a Berlino Est.

Non solo, c’è di più, molto di più.

Uno di loro, il più bello, nome in codice "Romeo” metterà in scena un corteggiamento spietato, la seduce, la sposa e poi l’abbandonerà al solo fine di estorcerle informazioni sul marito.

Erano ordini.

Erich Milke l’aveva presa sul personale. E non si darà pace finché non avrà raggiunto il suo obiettivo.

E allora la fuga di Lutz Eigendorf si concluderà in tragedia proprio come il titolo del disco dei fratelli Barry, Robin e Maurice Gibb che anche lui aveva acquistato al negozio sull’autostrada.

Recita il ritornello:

"Quando il mattino piange e tu non sai perché, è difficile da sopportare".

Nella notte tra il 5 e 6 marzo 1983, la sua Alfa Romeo uscì di strada e andò a schiantarsi su un albero per poi finire la sua corsa contro un muro.

Sulle cause di quel tragico schianto, archiviato dalla polizia come incidente in stato di ebbrezza, ci sono moltissime ipotesi. La teoria più accreditata evidenzia come il tasso di alcol rilevato nel sangue del calciatore fosse talmente elevato che, probabilmente, non sarebbe riuscito nemmeno a stare in piedi, figurarsi a guidare un auto.

C’è un problema.

Eigendorf era notoriamente astemio.

Alcuni testimoni, assicurarono di aver visto una berlina nera senza targa aspettare il calciatore, ferma sul ciglio della strada, per abbagliarlo con i fari e farlo uscire di carreggiata.

Tutte ipotesi che, però, non hanno mai trovato prove concrete ad avvalorarle.

Ciò che è certo è che quel 5 marzo, dopo meno di 4 anni, si concluderà, la fuga, e la vita, di Lutz Eigendorf.

La vita dell’uomo che rinunciò a tutto, famiglia, calcio, carriera, per provare a scavalcare un muro, si spense nel crepuscolo di un alba tedesca, ironia del destino, proprio contro un muro.

Simone Galeotti


Articolo gentilmente riportato dalla pagina Internet  dell'Associazione Sodalizio Biancoceleste 

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