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venerdì 3 ottobre 2014

L'ASSOCIAZIONE SODALIZIO CHE HA PUBBLICATO IL NOSTRO ARTICOLO SULLA STORIA DELLA VG76


<< Indietro - Home - calcio d'angolo - 08 Gennaio 2014 alle 21:12
A seguire il nostro articolo sulla storia delle origini degli Ultras Trieste  pubblicato dall' Associazione Sodalizio nel mese di Gennaio 2014.Per chi non lo ha letto o gli fosse sfuggito lo ripubblichiamo molto volentieri..

Una vecchia storia di tifo alabardata

La passione per la nostra amata Unione Sportiva Triestina ha origini  molto antiche, da sempre allo stadio Grezar si riunivano migliaia di persone per seguire le partite casalinghe della squadra e per  incitarla in tutte le categorie che la vedevano spesso protagonista dalla seria " A" fino alla" D."

Io posso raccontare, per quello che ho vissuto direttamente, cosa accadeva sugli spalti dal 1968 in poi, dato che a parte una mia sporadica apparizione allo stadio durante l’ultimo campionato di B degli anni 60, è stato proprio in quell’anno che ho iniziato a frequentare assiduamente la gradinata dello stadio "Pino Grezar", ed a partecipare anche alle trasferte più vicine.

Ricordo che già a quei tempi   i tifosi  allo stadio  portavano delle  bandiere semplici e non di grandi dimensioni, non c’erano sciarpe o altro materiale, e comunque  tutto nasceva spontaneamente, non esistevano ancora  dei gruppi organizzati o ben definiti per incitare la  squadra.

In particolare ricordo, e ancora adesso stento a crederci per quello che ho visto, che c’era una persona  che portava una grande bandiera munita di un’asta di ferro !!.... Beh, capitava spesso che attorno a questo  bandierone, si aggregassero  altre persone con bandiere o anche senza, perché anche in quel periodo e precisamente nelle trasferte, era sicuramente molto meglio restare uniti. 

Anche a livello di vero e  proprio tifo,  non si respirava l’aria che si respira oggi negli stadi italiani, non esisteva almeno da noi il fenomeno Ultras, quel coro che parte  dalla curva  coinvolgendo anche il resto dei tifosi. Il nostro era  un incitamento più sobrio che partiva spontaneo dalla gente della gradinata, ugualmente forte ed emozionante,  era una specie di cantilena che partiva quasi sommessamente,un urlo  trascinante, un canto che si ripeteva tante volte diventando una vibrazione che coinvolgeva tutti i tifosi fino a  raggiungere il cielo!!!  Un'emozione grandissima che ancora adesso sento dentro di me e che a mio parere esprimeva  tutta la fede per la maglia rossoalabardata.

Negli anni sessanta nascevano anche i primi “Triestina club”, non ricordo di preciso l’anno in cui venne fondato il primo, ma  due di questi  li ricordo perfettamente, anche perché c’erano gli striscioni allo stadio, e oltretutto  conoscevo anche delle persone appartenenti. Non vorrei fare dei torti a qualcuno in merito, ma a cavallo tra gli anni 60 e 70 ne sono nati parecchi, ma  comunque i due più importanti erano sicuramente “I Fedelissimi” ed il “Primo Club amici dell’Unione”.

A quell’epoca, ovviamente non esisteva ancora il “Centro di Coordinamento dei  Triestina Club”, ed infatti, quando se ne voleva  creare un nuovo  era  il “Primo Club amici dell’Unione” che gestiva  le tessere per le singole iscrizioni fornendo tutto ciò che era necessario per aprirlo. Questo club aveva sede in via Geppa, al bar De Cesco, ed era gestito dai due fratelli Rainò.

Ritornando un momento alla squadra, alla fine degli anni sessanta navigava in serie C, una serie unica  a tre gironi, per la categoria  era una squadra molto forte, con dei nomi importanti, tutti speravano nella promozione che purtroppo non arrivò non bastando il secondo posto finale. L’anno seguente arrivò quarta, con un campionato dignitoso,  e  subito dopo nel campionato 70/71 dopo una crisi societaria molto forte  la Triestina retrocesse  in serie D.

Ricordo che nelle ultime partite casalinghe decisive per la salvezza, ci fu un appello alla popolazione corredato da auto  con bandiere ed altoparlanti  per incitare i tifosi ad accorrere allo stadio in massa, si giocava contro la Solbiatese, ma purtroppo non servì a nulla, fu retrocessione !!

L’anno seguente, per la prima volta in D, venne allestita una squadra sufficientemente competitiva, che riuscì a risalire subito, dopo una lunga cavalcata, conclusasi sul campo di Schio, dove ovviamente ero presente, e devo dire che il tifo e l’entusiasmo non mancarono per tutto l’arco del campionato. Da notare che a Schio erano tutti praticamente triestini.

Fu proprio in quell’anno, era il 1972, che pensai di formare anch’io un Triestina club, un club formato esclusivamente da ragazzi, e creare col tempo un nucleo compatto e ben definito, per portare più tifo allo stadio.

E’ così che mi rivolsi al gestore del Bar Maggio di Roiano, lui acconsentì a fare in quel bar la sede, ma con l’impegno, da parte mia e dei miei amici, di portare allo stadio uno striscione con il nome della sua attività.

Lo striscione venne realizzato riuscendo anche  a raccogliere un numero cospicuo di ragazzi provenienti da tutti i rioni cittadini, dapprima  Roiano, Barcola e Gretta,  poi di seguito anche gli altri. Però, per una questione organizzativa, ed anche perché io avevo solamente 15 anni, eravamo affiliati al “primo Club amici dell’Unione”, ed anche le tessere sociali erano le loro. Comunque, un po’ alla volta riuscimmo a creare un gruppo che allo stadio si trovava sempre nella stessa posizione, e raccoglieva attorno a se sempre più ragazzi. Eravamo appena ritornati in C ma l’entusiasmo non mancava, e proprio a quell’epoca, in una trasferta in treno a Udine, organizzammo il primo corteo per le vie della città partendo dalla stazione allo stadio Moretti con in testa lo striscione del nostro club. Eravamo in parecchi, e non solo noi del  Bar Maggio, la cosa interessante e che ci inorgoglì molto fu che finimmo sulle pagine del giornale Il Meridiano,  una testata locale molto conosciuta, che intitolò in prima pagina la nostra carovana come "La Friuli Spedition”.

Oggi forse può far sorridere, ma questa cosa fu veramente un avvenimento, del tutto inusuale, almeno dalle nostre parti , vedere un corteo compatto in trasferta  che marcia e canta verso lo stadio.

Poi vennero gli anni dei derby con il Ponziana, 74/45 e 75/76, dove lo stadio era gremito di gente, e in quel contesto ci fu  il record di presenze allo stadio. Il nostro gruppo ormai era una grossa realtà , c’erano ragazzi di tutte la parti della città, da Barcola e Roiano, al centro città, S. Giovanni e Longera,fino a borgo S. Sergio e Zaule, e tutti pur non avendo l’auto, si trovavano ugualmente a Roiano per partecipare alle riunioni e per l’organizzazione del tifo e delle trasferte, o semplicemente per passare qualche ora assieme.

Un piccolo particolare, in quel periodo, le bandiere erano sempre rosse con l’alabarda, o con lo stemma della Triestina, non esistevano  altri colori. A me piaceva un po’di colore in più allo stadio, e di questo ne avevo anche parlato con qualcuno del centro, ma mi era stato detto che la bandiera era quella e basta !!...Considerando però  che io sono stato sempre molto testardo e  avendo anche visto i tifosi del Torino e della Fiorentina realizzare delle bandiere abbinate con il colore bianco e ai colori ufficiali, decisi in occasione di uno dei derby con il Ponziana, di fare  due particolari bandiere a scacchi biancorossi  con  rispettive alabarde. Consegnai quindi le  due bandiere a due ragazzi fidati (si vedono anche in alcune foto dell’epoca) e da quel momento in poi non ci fu più solo il rosso ma anche il bianco!!!!! Inoltre, durante il campionato 75/76, sempre noi del bar Maggio, realizzammo uno striscione enorme, che occupava più di metà della curva sud, con la scritta “alè furie rossoalabardate”, purtroppo non ho nessuna foto di questo striscione, mi dispiace perché l’avevo fatto io con l’aiuto di un’amica di borgo S. Sergio e qualcun altro che ci  aiutava a ritagliare le lettere. Non faccio nessun nome di persone perché non ritengo giusto coinvolgerle senza il loro permesso.

Comunque,tornando al racconto, ero anche riuscito  a procurarmi  una vecchia grancassa da portare nel nostro punto di ritrovo in gradinata, e credo che sia stato il primo tamburo in assoluto che appariva allo stadio, e sopra abbiamo scritto il nome del nostro club, che nel frattempo era mutato.

Ormai allo stadio, il nucleo grosso e rumoreggiante della tifoseria eravamo noi, e comunque nel corso del tempo si univano altri gruppi di ragazzi che volevano partecipare. Eravamo sempre al centro della gradinata, ed anche se davamo sicuramente fastidio a qualcuno, ce ne siamo sempre fregati e nessuno ci ha mai chiesto di spostarci.

Come già dicevo, il club era cambiato,io avevo già l’idea di formare un vero gruppo ultrà, ma questa cosa  non stava troppo bene al gestore del bar, che, visto il nome ultrà, aveva paura di trovarsi invischiato in casini di vario genere, e comunque anche ad altre persone all’interno del gruppo, questa cosa non andava troppo a genio. A quei tempi non avevamo una identità politica, c’erano ragazzi di destra e di sinistra, ma tutti tifavamo Unione senza compromessi.. Inoltre la nostra sede era il Bar Maggio,  e spostarci avrebbe sicuramente provocato qualche malumore. Quindi  io ed alcuni del direttivo, abbiamo deciso di diventare un club autonomo e libero di organizzarsi come meglio credevamo. Ci siamo chiamati “club giovani del bar Maggio”. Non era ancora un gruppo Ultras, ma eravamo molto vicini !!

 

Il campionato 75/76 finì, e fortunatamente con la promozione dell’Unione in C, l’entusiasmo cresceva, ed io avevo già preparato il terreno per fare il passo successivo, e creare finalmente il gruppo ultrà !!. Infatti era così che lo volevo chiamare, non ultras. Durante l’estate del 76, avevo già raccolto varie adesioni per formare il nuovo gruppo, e c’era anche la sede dove ci si poteva trovare, ma non era facile presentarsi con uno striscione ispirato alla curva del Torino con la scritta Ultras e il teschio in mezzo...qualcuno mi aveva avvisato che non si poteva, e che sarebbero venuti fuori dei casini. Oltretutto, tranne quei pochi, quelli  del bar Maggio non erano interessati al nostro progetto. Decidemmo quindi di creare un club regolare che si sarebbe chiamato Ultras Club, non più ultrà come avevamo pensato, in fin dei conti era anche meglio, infatti il teschio stava giusto in mezzo allo striscione. Ovviamente il club era regolare di nome ma non di fatto, pur avendo tanto di tessere con timbro e scritta  “ ultras club buffet Gildo”.

Era quindi arrivato il momento di fare lo striscione, al quale poi, per motivi di ospitalità, abbiamo dovuto aggiungere una piccola scritta “buffet gildo”, che non si notava affatto.

Se non ricordo male la nostra prima apparizione risale al 6 ottobre 1976, derby con l'Udinese .

Nel frattempo avevamo preparato anche la croce bianca e nera, ma ci mancava il fumogeno rosso da apporre sopra, andai quindi ad acquistarlo in un negozio specifico per fumogeni da barca. Ovviamente non volevano vendermelo, perché il negoziante aveva capito che non mi serviva per quello che gli avevo raccontato..Alla fine ci riuscì ed il giorno del derby, in gradinata centrale, con striscione, croce, fumogeno e bidoni di latta per tamburi, c’eravamo !!....

Forse anche questo, come ho scritto già in precedenza, oggi può far da ridere, ma in quel periodo era una cosa quasi impensabile, e sinceramente, nessuno del pubblico presente, dai giocatori alla stampa, se lo aspettava. Comunque il destino volle che proprio in quell'occasione fummo immortalati per sempre su una delle figurine Panini di quell’anno.

Per me, per la mia fede, e per la mia storia personale da tifoso, quello forse è stato uno dei momenti più belli, era iniziata una nuova storia, la storia del movimento ultras a Trieste...

 

L'anno  successivo ci spostammo in curva nord, come era normale che fosse. Le trasferte non erano facili da organizzare, ma ricordo che nel girone di ritorno, organizzai il primo pullman ultras per Udine, anche se fino alla domenica mattina non sapevamo se c'è l'avrebbero dato o meno. Alla fine fu una trasferta indimenticabile, eravamo solo in cinquanta, ma quando entrammo allo stadio Friuli, dalla parte sbagliata, i tifosi udinesi si aprirono lasciandoci passare, evidentemente eravamo già un bel gruppo !! Ormai eravamo sempre più organizzati  e compatti. Rimanemmo un club regolare fino alla stagione 1978/79,e durante  quel campionato, quello dello spareggio con il Parma, gli ultras erano ormai diventati un movimento indipendente, non esisteva più la sede da Gildo, e la guida fu presa dalle nuove generazioni, quelle che si svilupparono negli anni 80.

Evidentemente il mio compito finiva li, ma era giusto così, perché il periodo dell’idealismo, del mio idealismo, di come io la pensavo, era finito, il movimento prendeva una strada diversa, che comunque io ho sempre condiviso, ed è per questo che ho continuato a frequentare la curva, nel bene e nel male.

 

In tutti questi anni, dal 1976 in poi, non ho mai avuto interesse a mettermi in mostra, per far vedere quello che avevo costruito negli anni 70, e farmi grande per una cosa che alla fine, nella vita, conta relativamente. Ho sempre raccontato la storia a qualcuno che mi domandava come tutto fosse nato, ma mai completa come l’ho scritta adesso.  Anche se devo confessare che mi ha sempre fatto piacere che qualcuno si ricordasse di me. Concludendo posso affermare che quello che ho scritto non è solo una storia, ma  è la storia di come tutto ha avuto inizio.

 

Maurizio Stolfa

 

Coordinazione testi

Carmelo Sisino




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