dagli stadi alle trincee della Grande Guerra. che
tornarono vivi anche grazie al loro vigore di atleti.
o che, nonostante questo, non ritornarono mai più.
Inghilterra la patria del football, la patria dei maestri del football, la patria dei cori e delle sciarpe tese. Un tempo forse, oggi è tutto cambiato, stadi pieni, questo sì ma passione latitante almeno nella ricca Premier. Arriva da questo opulento campionato una storia incredibile, che sembra scritta da un giornale online satirico. Invece è accaduta per davvero, sembra impossibile eppure è così.
Facciamo un salto a Manchester sponda United, i famosi Red Devils. Bene, un tifoso cinquantottenne di nome Greame Clarke uno di quelli che ha visto tante partite e fatto tante trasferte e che ancora oggi, nonostante tutto, segue ancora con passione i suoi colori di una vita passata sulle gradinate. Greame è uno di quei tifosi che in trasferta cerca di esserci sempre e che negli ultimi tempi porta con sé anche suo figlio.
I Red Devils devono giocare a Hull, un’importante gara di campionato, anche se, detto tra noi per Greame sono tutte importanti alla stessa maniera, così decide di comprare due biglietti per il settore ospiti. Andrà insieme a quello che resta della vecchia guardia del tifosi dei diavoli rossi di Manchester, un’altra trasferta da mettere in archivio, un’altra trasferta da raccontare in un pub ai vecchi amici di tante battaglie.
Poi accade l’imprevisto, l’autunno inglese che batte alle porte il primo freddo e il non volersi mettere quel giaccone Stone Island perché … insomma fa ancora caldo. C’è tempo per il giaccone! Ma Greame sottovaluta the English autumn e si prende una bella influenza. Le tenta tutte, ma niente quella febbre non vuole passare. Deve rinunciare alla trasferta. A malincuore.
Poco male pensa ci sarà modo di tornare ancora in trasferta, poi sarà l’occasione per dare uno dei suoi biglietti al figlio, che ovviamente si reca in trasferta a vedere la vittoria del Manchester United, sotto una pioggia battente, con un gol di Rashford al 93’. L’altro biglietto, invece, non è utilizzato. Resta in un cassetto insieme agli altri ricordi dei Red Devils.
Dopo qualche giorno, arriva a casa di Greame una comunicazione da parte del “suo” amato club, dei “suoi” Red Devils. “Cosa potrà mai esserci dentro?“ si chiede mentre apre la busta con trepidazione, un invito a qualche evento? Niente di tutto questo. Il suo club, quello che lui segue con passione da anni lo diffida. Si avete proprio capito bene lo diffida perché ha comprato un biglietto senza averlo utilizzato: così non potrà acquistare, per i prossimi 12 mesi, biglietti per le trasferte dei Red Devils.
Graeme prova a ribattere infondo è il “suo” club, si dice capiranno. Decide di spedire una lettera alla dirigenza dei diavoli rossi in cui spiega di essere stato assolutamente impossibilitato a recarsi in trasferta.
Gelida arriva la risposta dello United. Non c’è niente da fare la diffida resta.
Graeme allora si chiede: “Ma vale ancora la pena fare tanti sacrifici?”
Domanda più che mai lecita in questo calcio senz’anima!
Barry “Ste” Bridges
TRIESTINA: Voltolini, Bajic, Pizzul, Cecchi, Aquaro, Leonarduzzi, Carraro, Frulla (13' s.t. Corteggiano), França, Serafini, Dos Santos (28' s.t. Bradaschia). All. Andreucci.
U. FELTRE: Scaranto, Gjoshi, Salvadori, Dall'Ara (42' p.t. Malacarne), Trento, Guzzo, Parise, Bedin, Rondon (44' s.t. Peotta), Madiotto (19' s.t. Podvorica), Cossalter. All. Bianchini.
E’ andata in onda ieri sulla televisione inglese Itv (Indipendent television), un interessante intervista con Jason Marriner, un ex membro della famosa firm inglese chiamata Chelsea Headhunters.
I due intervistatori hanno chiamato lo storico tifoso del Chelsea per avere la sua opinione sui fatti di Marsiglia di qualche giorno fa, in occasione della partita tra le nazionali di Inghilterra e Russia.
Jason ha esordito dicendo che i tifosi russi visti ad Euro 2016 sono peggiori di qualsiasi altro gruppo di tifosi che ha incontrato in tanti anni di militanza al seguito dell'Inghilterra e del Chelsea sulle gradinate di tutta Europa. Spiegandone poi le ragioni: “I tifosi inglesi sono stati oggetto di un'imboscata sulle gradinate da parte dei tifosi russi che hanno attaccato delle persone innocenti”.
Ha detto poi specificato il suo punto di vista affermando che: 'In Inghilterra, esiste un codice e un po' di morale tra le varie firm, ed è questo che non ti fa dare un calcio a chi è a terra e meno che mai di saltare su e giù sulla loro testa”. Rispondendo ad una domanda ha poi aggiunto: “Sono stato ovunque, al seguito dell’ Inghilterra e del Chelsea, ma non ho mai visto persone innocenti subire un'imboscata. Lo avete visto tutti hanno attaccato le persone che erano alla partita con i loro figli, con le loro mogli e con le loro fidanzate”. Queste cose hanno avuto come risultato che un tifoso inglese versa ancora in condizioni critiche e un certo numero di altri tifosi sono ancora ricoverati.
Marriner ha detto che i tifosi inglesi “provengono da un paese combattivo e che è naturale per loro difendere quello che si pensa si dovrebbe difendere”. Ma ha anche sottolineato che: “Abbiamo 5.000 persone diffidate, probabilmente abbiamo avuto 1.500 persone respinte alle stazioni ferroviarie solo per essere considerati come indesiderabili per essere stati dei tifosi del mio calibro in passato”.
L’intervistatore a questo punto cinicamente gli ha chiesto: “Cosa devi difendere? E 'uno sport!”.
Ma Marriner non si è tirato indietro rispondendo che: 'Potrebbe anche essere uno sport, ma quei tifosi sono stati vittime di un'imboscata là fuori, quelle persone erano solo delle vittime”.
Ben Sherman
articolo preso da pubblicazione nel blog degli amici del Sodalizio Lazio
"Ho un concetto molto più alto dei tifosi del Genoa rispetto a quei 3-4 elementi che contestano - ha affermato Gasperini nel post-partita- Io sono uno che sta male, che soffre da morire, quando perde il Genoa, mentre c'è gente come Traverso, Cobra e Leopizzi che è contenta se il Genoa viene sconfitto perché loro hanno più visibilità. Queste sono le cose che mi fanno arrabbiare, perché poi io devo andare ad allenare con la scorta della Polizia".
L'aver esplicitamente fatto i nomi dei capi ultras (Cobra e Leopizzi) e quello del presidente dell'Associazione Club Genoani (Traverso) potrebbero costare caro a Gasperini che, secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, potrebbe essere querelato dai tre.
E' dallo scorso settembre che si è aperta la spaccatura fra gli ultras e Gasperini, col tecnico che non era d'accordo con l'andare, assieme ad alcuni giocatori, a presenziare alla festa organizzata per i 122 anni del Genoa, considerato che si era a pochi giorni dal match contro il Palermo. Poi cedette alle richieste, ma quando arrivò alla festa, fra le migliaia di tifosi genoani vi furono alcuni ultras gli rinfacciarono quell'iniziale rifiuto, con Gasperini che rispose a tono. Da allora, la contestazione nei confronti del mister è stata pressante, accentuata poi anche da una serie di risultati negativi sul campo.
Intanto, però, il Genoa fa fronte comune col suo tecnico. Gasperini incontrerà quest'oggi Preziosi, che ha già fatto sapere che il tecnico ha il sostegno della società. E anche i tifosi, quelli perlomeno non inseriti nel mondo ultras, perlomeno da quanto si evince dai messaggi sui social media, in gran parte danno il loro sostegno morale a Gasperini.
Nella cappella della Palazzina “Camere Mortuarie” dell’ospedale San Luigi, dove si è svolto il funerale di povertà pagato dal Comune, il ricordo di Jackie ha ricucito ferite collezionate in anni di battaglie sulle gradinate. Antonio Marinaro non era uno stinco di santo.«Era conosciuto per il suo look e la sua incoscienza. Partiva da solo contro le curve avversarie nel nome della Juve. Ma è anche il simbolo di quando il tifo era amicizia», dice Aldo Caiola, “ragazzo della Filadelfia”, 61 anni, uno dei fondatori dei Fighter. All’ingresso del campo santo è circondato da tre generazioni di ultras bianconeri: Panthers, Drughi, Tradizione. Nessun gruppo è voluto mancare alle esequie. Neanche gli avversari da stadio. In chiesa si è intravista una sciarpa del Cagliari, in via Bertani un tifoso della Fiorentina. E poi, un gruppo nutrito di ultras del Toro.
Antonio Marinaro aveva scelto una vita controcorrente. In equilibrio precario come su quella balaustra dove lanciava i cori al vecchio Comunale. «E’ stato uno dei precursori della mentalità ultras», dice l’ex Drugo, Beppe Franzo. Filosofia guerriera. Dove il linguaggio della violenza spesso ha preso il sopravvento sui valori come il rispetto e l’aiuto reciproco. E nel momento del dolore, come in passato per altri lutti da ambo due le parti, le curve hanno deciso di mostrare questo lato nascosto dell’essere tifoso. Prima del lungo applauso seguito all’invito alla fratellanza lanciato dai volti storici della Maratona. «La giornata di oggi deve essere un esempio per i giovani. Sono mutati i tempi, i giocatori cambiano squadra per denaro. Non ci sono più le bandiere. Non vale più la pena farsi male per loro». Il calcio moderno era un nemico anche per Jackie. «Dobbiamo essere uniti: nei valori, nella goliardia anche dandoci qualche volta due schiaffoni. Dobbiamo vivere la nostra passione rispettando i limiti».