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venerdì 29 gennaio 2016

GASPERINI ( GENOA) DENUNCIA I CAPI ULTRÁ

Questo è un uomo. Denuncia le anomalie del calcio moderno dove un paio di capi Ultrá con procedimenti penali  tengono in scacco una intera tifoseria. Le minacce ricevute dallo staff rossoblu sono l'emblema di questo calcio moderno che noi vecchi Ultras non riconosciamo. Di seguito l'articolo sull'episodio di Genova.

"Ho un concetto molto più alto dei tifosi del Genoa rispetto a quei 3-4 elementi che contestano - ha affermato Gasperini nel post-partita- Io sono uno che sta male, che soffre da morire, quando perde il Genoa, mentre c'è gente come Traverso, Cobra e Leopizzi che è contenta se il Genoa viene sconfitto perché loro hanno più visibilità. Queste sono le cose che mi fanno arrabbiare, perché poi io devo andare ad allenare con la scorta della Polizia".

L'aver esplicitamente fatto i nomi dei capi ultras (Cobra e Leopizzi) e quello del presidente dell'Associazione Club Genoani (Traverso) potrebbero costare caro a Gasperini che, secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, potrebbe essere querelato dai tre.

E' dallo scorso settembre che si è aperta la spaccatura fra gli ultras e Gasperini, col tecnico che non era d'accordo con l'andare, assieme ad alcuni giocatori, a presenziare alla festa organizzata per i 122 anni del Genoa, considerato che si era a pochi giorni dal match contro il Palermo. Poi cedette alle richieste, ma quando arrivò alla festa, fra le migliaia di tifosi genoani vi furono alcuni ultras gli rinfacciarono quell'iniziale rifiuto, con Gasperini che rispose a tono. Da allora, la contestazione nei confronti del mister è stata pressante, accentuata poi anche da una serie di risultati negativi sul campo.

Intanto, però, il Genoa fa fronte comune col suo tecnico. Gasperini incontrerà quest'oggi Preziosi, che ha già fatto sapere che il tecnico ha il sostegno della società. E anche i tifosi, quelli perlomeno non inseriti nel mondo ultras, perlomeno da quanto si evince dai messaggi sui social media, in gran parte danno il loro sostegno morale a Gasperini.





martedì 19 gennaio 2016

ADDIO VECCHIO ..E VERO CAPO ULTRÁ

Il calcio oggi non merita i nostri rischi”, l’addio a Jackie unisce gli ultrà

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    Il funerale di Antonio Marinaro, meglio noto come Jackie l’ultrà, si è concluso con una sorpresa. Colpo di scena recitato dinanzi alla lapide nel Cimitero Parco dove è stato sepolto lo storico leader del gruppo “Fossa dei Campioni”. Asciugate le lacrime delle due sorelle, spenti i fumogeni e cantato l’ultimo coro da più di trecento tifosi presenti, ha preso la parola Libero Robba, 61 anni, uno dei più rispettati volti della Maratona, la curva del tifo organizzato granata.«Sono fiero di averlo conosciuto nei combattimenti e nella vita normale. Il calcio di oggi non merita le nostre fatiche, i nostri rischi. Ci dividono i colori, ma siamo uguali nella nostra fede».

    Nella cappella della Palazzina “Camere Mortuarie” dell’ospedale San Luigi, dove si è svolto il funerale di povertà pagato dal Comune, il ricordo di Jackie ha ricucito ferite collezionate in anni di battaglie sulle gradinate. Antonio Marinaro non era uno stinco di santo.«Era conosciuto per il suo look e la sua incoscienza. Partiva da solo contro le curve avversarie nel nome della Juve. Ma è anche il simbolo di quando il tifo era amicizia», dice Aldo Caiola, “ragazzo della Filadelfia”, 61 anni, uno dei fondatori dei Fighter. All’ingresso del campo santo è circondato da tre generazioni di ultras bianconeri: Panthers, Drughi, Tradizione. Nessun gruppo è voluto mancare alle esequie. Neanche gli avversari da stadio. In chiesa si è intravista una sciarpa del Cagliari, in via Bertani un tifoso della Fiorentina. E poi, un gruppo nutrito di ultras del Toro.

    Controcorrente

    Antonio Marinaro aveva scelto una vita controcorrente. In equilibrio precario come su quella balaustra dove lanciava i cori al vecchio Comunale. «E’ stato uno dei precursori della mentalità ultras», dice l’ex Drugo, Beppe Franzo. Filosofia guerriera. Dove il linguaggio della violenza spesso ha preso il sopravvento sui valori come il rispetto e l’aiuto reciproco. E nel momento del dolore, come in passato per altri lutti da ambo due le parti, le curve hanno deciso di mostrare questo lato nascosto dell’essere tifoso. Prima del lungo applauso seguito all’invito alla fratellanza lanciato dai volti storici della Maratona. «La giornata di oggi deve essere un esempio per i giovani. Sono mutati i tempi, i giocatori cambiano squadra per denaro. Non ci sono più le bandiere. Non vale più la pena farsi male per loro». Il calcio moderno era un nemico anche per Jackie. «Dobbiamo essere uniti: nei valori, nella goliardia anche dandoci qualche volta due schiaffoni. Dobbiamo vivere la nostra passione rispettando i limiti».

    lunedì 11 gennaio 2016

    QUO VADO???

    L'auspicata sparizione della Triestina 2012 dal panorama calcistico locale desiderata da quasi tutta la tifoseria Alabardata porterà a breve alla fine del calcio "che conta???" a Trieste. Ovviamente si sperava di poter avere qualche compratore importante con le idee ben chiare e con un progetto se non lungimirante quanto meno decente. Niente di tutto questo per questa grigia e ventosa città del nord est che sperava nel classico colpo di bora per portare denari freschi e nuove speranze. Il nulla al momento, solo frasi vaghe e parole da velisti che di promesse di mare ne sono ben consci e abituati a fare. Il nulla come sempre ,mentre la 2012 affonda travolta dal l'indifferenza di tutti e di uno stadio vuoto da far paura. Eterna ammalata grave ormai, in attesa del colpo finale con la speranza di una rinascita futura.. In mano a gente seria possibilmente..